3º
Dea
Pare che abbia due enormi occhi d’oro e il pelo lungo nero, lucidissimo, con solo una piccolissima macchietta bianca in petto. Che è morbidissimo posso confermarlo. Sarà per questo che l’hanno chiamata Dea, ma lei non se la tira per niente. Anzi, è sempre in cerca disperata di contatto e fuseggia appena la sfiori. Forse si spiega col fatto che
è una figlia dello stallo. Sì, sì, dello stallo, non delle stelle. Con certe frequentazioni ho appreso che gli addetti ai lavori chiamano stallo il parcheggio a termine di un gatto, nell’attesa che gli si trovi una famiglia definitiva. A me sto termine non piace per niente, perché nella mia testa mi suona tanto come stalla. O, peggio ancora, come una cosa che non si muove e non si muoverà mai. Infatti, il guaio è che il posteggio a breve termine spesso si trasforma in lunga sosta e a volte va a finire che il “veicolo” non lo ritirano più.
Si narra che proprio questo è successo alla povera Dea. Un annetto fa
l’hanno portata qui dicendo che sarebbero venuti a riprenderla a breve, la persona che l’aveva in stallo da quattro mesi, nella fattispecie in una gabbia di metallo in cantina, non poteva tenerla ancora in quelle condizioni. La micia era buonissima, ma i veterinari che l’avevano sterilizzata avevano decretato che non era in grado di socializzare con altri animali. Così gli Zii non le hanno cambiato quel nome che a me sembra quanto di più inappropriato e, anche se la trattavano con molta gentilezza, inizialmente si sono sforzati di non affezionarsi troppo a lei. Ma poi il tempo è passato e nessuno e venuto a riprenderla. Mi sa tanto che certi comportamenti strani che ha si spiegano. Per esempio, la notte sale su una trave altissima del soffitto, caccia un urlo e piscia sul sottostante televisore. Non credo che ce l’abbia con il costosissimo abbonamento a sky, ma piuttosto con l’incertezza che questa sia veramente casa sua. Poi ha una fissa, che è quella di intrufolarsi nella rimessa dove è conservato il cibo degli animali, appena la Zia apre la porta. Si potrebbe pensare che lo scopo è di sgraffignare qualche crocchetta, ma in realtà si struscia sulle gambe della Zia e si fa riacchiappare subito. Qualche giorno fa abbiamo parlato di questo comportamento, io e la Zia, e abbiamo concluso che dev’essere un modo per attirare l’attenzione e prendersi una carezza in più. La Zia ha capito e l’ha detto anche allo Zio che d’ora in poi dobbiamo considerarla una dei nostri e basta.