8º
Cettina
Ah!, Cettina è un
capolavoro di femmina.
Pare che sia bianca e tigrata grigiomarrone, tipo me insomma, ma con due occhioni color miele. Quello che so per certo, perché di nascosto l’ho palpata, è che ha un enorme culone a pera morbido e liscio come seta, che manco Sophia Loren. Ha evidenti carenze affettive, perché ancora adesso che è un’adulta fatta e finita ciuccia con dedizione il collo della Zia, che a volte è costretta ad andare al lavoro con imbarazzanti succhiotti. Se mi chiama, io corro.
Quando fa i buttamenti panza all’aria e si rotola tutta, io mi squaglio. Ma lei, avendo anche un irrefrenabile istinto da grande madre mancata, è spesso impegnata a covare qualche gatto più piccolo e non mi degna delle sue grazie. Parte delle sue frustrazioni deve averle curate riversando il suo amore represso su
#Pierpaola e ultimamente sulla
#Signorina Zeta. Mi dispiace che, presa com’è dal lisciare e pseudoallattare le sue figlie adottive non abbia voglia di farsi una storia. Pazienza.
Il nome,
si narra, è dovuto al fatto che è stata portata qui il giorno di San Cetteo, patrono di Pescara. Per l’esattezza, non è arrivata qui, ma nell’ambulatorio della Zia, in piena mattinata lavorativa, con la sua gabbietta-trasportino. I pazienti si sono un po’ scandalizzati, ma è stata subito messa al riparo dagli sguardi assassini in una stanza riservata, con la nipotina della segretaria a farle compagnia. La bambina voleva chiamarla Fusillo, perché le ronfava come matta. Come spesso accade quando si tratta di adozioni, chissà perché era stata spacciata per maschio, ma la visita dalla
#Dottoressa Barbara ha immediatamente dirimuto (si dice così?) la questione ed è stata la stessa dottoressa metterle nome Cettina.